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Send Money: inviare e ricevere soldi online su Facebook

paypal sendmoney facebook appChiedere e prestare denaro senza rivolgersi alle banche da oggi è possibile tramite Facebook.

L’applicazione Facebook Send Money si appoggia al sistema di pagamento PayPal, che attinge ad un conto bancario collegato per le transazioni finanziarie.

Cosa serve?
L’account sul più popolare social network, un indirizzo di posta elettronica per ottenere e offrire denaro vero ed un account PayPal.

Alla base del servizio c’è il sistema peer-to-peer ovvero lo scambio semplice e diretto fra due utenti e senza alcuna intermediazione.
Le prospettive di successo sono interessanti: l’ipotesi di Send Money si basa sul fatto che gli utenti iscritti a Facebook sono diverse centinaia di milioni e, in più, perché circa l’80% dei sottoscrittori del servizio PayPal ha attivato un profilo personale sul social network.

Il sistema di pagamento funziona oggi in 65 nazioni tra cui anche quelle della zona euro.

Uno dei punti critici dei servizi finanziari, le commissioni, sembrano essere ridotte veramente al minimo: 30 centesimi di dollaro. Tuttavia, utilizzando un carta
differente, la somma sale al 2,9% dell’importo oggetto del prestito.

Non si tratta della prima iniziativa in assoluto.
C’è il precedente di Zopa che ha recentemente ottenuto il via libera della Banca d’Italia a operare come istituto di pagamento senza l’intermediazione di banche o finanziarie. Quali saranno le conseguenze per il social marketing e le promozioni aziendali?

Per maggiori informazioni: Send Money.

Il Tesoro ha collocato Btp a 5 anni per 3 miliardi, rendimento a livello piu’ alto dal 1997

Il differenziale tra i titoli tedeschi e i Btp a 10 anni e’ poco sotto i 500 punti (497,1) in apertura dei mercati europei.
Ieri aveva chiuso a 492 punti.
Tensione su tutto il mercato obbligazionario, con lo spread sui massimi per Spagna (433), Francia (163,6) e Belgio (280,4).

Il mercato dei Mutui a fine 2011 secondo i dati di Bankitalia

Calano le richieste di mutui ipotecari da parte delle famiglie italiane e, di conseguenza, anche gli importi erogati dalle banche. Lo rivelano gli ultimi dati statistici dell’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa che ha fotografato il mercato nazionale dei mutui nella fase di piena crisi economica.

I  dati della Banca d’Italia rivelano, inoltre, che le famiglie italiane hanno ricevuto finanziamenti per l’acquisto dell’abitazione per 14.221,69 milioni di euro nel secondo trimestre del 2011. Rispetto allo stesso trimestre del 2010 si registra una contrazione delle erogazioni del -6,95% per un controvalore di 1.061,55 mln di euro.

In un anno, cioè dal 2010 al 2011, sono scesi anche gli importi erogati a seguito di operazioni di sostituzione e surroga che hanno comportato solo il 5% delle erogazioni a fronte del 14 % dell’anno precedente.

Secondo lo studio di Tecnocasa, nel periodo compreso tra luglio 2010 e giugno 2011, alle famiglie italiane sono stati erogati finanziamenti per l’acquisto di abitazioni per 55.141,96 mln di euro, con un calo dell’1,9% rispetto ai dati su base annua registrati nel trimestre precedente a quello in analisi.

A ottobre la contrazione è stata pari al 33% (dato ponderato sui giorni lavorativi) rispetto all’analogo mese del 2010, confermando l´andamento di un semestre in cui la decrescita è risultata sistematicamente a doppia cifra. Sono queste le evidenze emerse dall´analisi del barometro Crif sulla domanda di prestiti elaborati sul patrimonio informativo di Eurisc, il sistema di informazioni creditizie di Crif che raccoglie i dati relativi a oltre 78 milioni di posizioni creditizie.

Quali gli effetti del taglio dei tassi BCE per consumatori e risparmiatori su mutui e prestiti?

L’ultima settimana ha visto un altanenarsi di notizie e veri e propri colpi di scena nell’economia europea e nei mercati finanziari internazionali.

Un articolo di Francesca Basso sul Corriere della Sera propone alcune ipotesi e scenari su quali siano i possibili effetti su consumatori, imprese e risparmiatori dopo il taglio dei tassi deciso nella prima riunione della Banca Centrale Europea con l’esordio di Mario Draghi: mutui meno cari, prestiti più facili e Btp sempre più in alto.

La Banca centrale europea ha messo mano ai tassi di interesse, tagliandoli di un quarto di punto: il tasso di interesse per le operazioni di rifinanziamento principali presso la Bce (ovvero il tasso applicato alle banche per finanziarsi) è sceso all’1,25% dall’1,50% deciso nel luglio scorso; quello sulle operazioni di rifinanziamento marginale all’1,25% e quello sui depositi presso la Banca centrale allo 0,50%. Le operazioni di rifinanziamento principali sono quelle che forniscono la maggior parte della liquidità necessaria al sistema monetario dell’euro.
Il taglio dei tassi, dunque, viene praticato in genere quando l’economia rallenta per rendere più accessibile il credito: a partire dalle banche, scendendo fino al correntista. Ma anche agli Stati.
In questo periodo di timori dei mercati, agitati dalla crisi del debito sovrano, per le banche dei Paesi sotto osservazione per il rischio default — come la Grecia da mesi, ma da questa estate anche Italia e Spagna —è diventato più costoso rifinanziarsi, poiché hanno «in pancia» una quantità elevata di titoli di Stato giudicati a rischio insolvenza.
Tra gli effetti di questa difficoltà c’è stato l’aumento dello spread nei nuovi mutui e nei prestiti alle imprese (da questa estate lo spread massimo è salito fino a picchi del 9%), ma anche un’impennata dei rendimenti dei titoli di Stato.
Che scenario apre il taglio dei tassi di interesse?

Il primo è un calo al rallentatore per i prestiti indicizzati all’Euribor:

Il taglio dei tassi da parte della Bce avrà effetto immediato su quei mutui che sono indicizzati alla Bce. Andrea Polo di Mutui.it ha simulato gli effetti su un prestito da 150 mila euro a un tasso finito del 2,75% (1,50% tasso Bce più spread all’1,25%): il risparmio al mese è di circa 20 euro. A 20 anni, ieri la rata era di 813 euro, oggi in seguito all’intervento della Bce sarà di 794 euro, mentre a 30 anni la rata scende da 612 a 592 euro. «Ma la maggior parte dei mutui contratti dalle famiglie italiane — spiega Polo— è indicizzata all’Euribor (il tasso interbancario di offerta in euro, ndr), perciò gli effetti si sentiranno nel lungo periodo». Per i nuovi mutui molto dipenderà dallo spread applicato dalle banche.

Per le aziende la stretta del credito si allenta:

Le tensioni sul fronte della raccolta bancaria e della pressione sui titoli di Stato ha reso nell’ultimo periodo peggiori le condizioni dei prestiti alle aziende. La mossa della Bce dovrebbe dare un po’ di respiro agli istituti di credito dell’eurozona, ma quelli del nostro Paese pagano il «rischio default» dell’Italia. Secondo l’ultimo rapporto sulla stabilità finanziaria della Banca d’Italia c’è «un’alta quota di debiti bancari con scadenze ravvicinate (circa il 60% inferiore ai due anni)». E se Via Nazionale ipotizza nel rinnovo a breve il rischio di un «aumento dei margini», il taglio inaspettato del tasso di rifinanziamento principale potrebbe a cascata offrire alle imprese tassi più convenienti.

Quali le possibili ripercussioni per i Btp:

Ieri il rendimento del Btp a 10 anni è tornato a salire fino al 6,26% dal minimo di 6,16% toccato dopo il taglio dei tassi da parte della Bce. In mattinata aveva raggiunto il 6,40%, nuovo record dall’introduzione dell’euro. Ma il taglio dei tassi non è l’unica notizia ad aver condizionato i mercati: l’annuncio che la Grecia non farà più il referendum per approvare il piano europeo— spiega Nicola Frondizi di Augustum Opus Sim — ha dato un segnale «tranquillizzante». Il nodo ora è il rischio default nella percezione del mercato. «Va tenuto presente— ricorda Frondizi—che un’obbligazione prevede alla scadenza il rimborso dell’intero valore nominale. Tutto ruota sulla capacità di onorare il debito».

New York Times: le connessioni dei debiti e della crisi nell’Eurozona e nel mondo [infografica]

Il New York Times pubblica una notevole infografica che mostra le interconnessioni tra le varie nazioni (Europa & resto del mondo), i relativi debiti pubblici, le esposizioni reciproche e sette punti per (tentare di) comprendere gli scenari attuali e quelli potenziali.

new york times infografica debito pubblico

Alcune interessanti riflessioni, secondo l’analisi del NYT:

  • Grecia: indice di indebitamento (rispetto al PIL) del 166% e PIL di 0.3 risulterebbe indebitata oltre che con buona parte dell’Europa, anche col Giappone e USA,
  • la Germania risulta debitrice rispetto all’Italia di 111 miliardi di dollari,
  • l’Italia, a sua volta, risulta nettamente esposta e sbilanciata per 365 mld di dollari nei confronti della Francia,
  • differenze tra Italia e Grecia? Il PIL italiano è stimato a 2,1 trilioni di dollari, quello greco a 0,3 trilioni; il rapporto di indebitamento nostrano è del 121% mentre quello greco supera il 166%.

[Via New York Times e via Baselinescenario]

Quali banche europee detengono quote del debito della Grecia? [Infografica]

Acomea SGR ha pubblicato questo interessante grafico che riporta quali banche europee detengano quote del debito della Grecia e le rispettive quote in percentuale.

detenzione del debito greco da parte delle banche europee al 26.10.2011

(Dettaglio interessante: non compare alcuna Banca italiana.)

[Fonte: Acomea SGR]

Mossa a sorpresa della Banca centrale europea nel giorno del debutto di Draghi: tagliati a sorpresa i tassi. Spread in calo dopo la decisione

Taglio di 0,25 punti dei tassi di interesse nell’area euro proprio nel giorno del debutto di Mario Draghi al Consiglio direttivo.

Il governatore della Bce ha sottolineato come tutti i Paesi dell’area euro “devono mostrare una determinazione inflessibile a onorare i pagamenti sui titoli di Stato” affinché “la situazione della Grecia” resti “eccezionale e unica”. Draghi ha poi spiegato a poco “serve pensare che i rendimenti dei titoli di Stato potrebbero scendere per interventi esterni”.

Il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginali e sui depositi presso la banca centrale calano di un quarto di punto, rispettivamente all’1,25 per cento, al 2 per cento e allo 0,50 per cento.
Una sforbiciata che, se da un lato potrebbe offrire sollievo, perché a cascata alleggerisce i costi di accesso al credito a imprese e famiglie, dall’altro è anche un segnale della criticità che si è creta sull’economia.

Poco dopo la decisione a sorpresa della Bce, Piazza Affari ha reagito positivamente ampliando il proprio rialzo. In seguito alla notizia, l’indice Ftse Mib ha registrato una fiammata che ha lo portato a superare il 4% di progresso e ora segna un rialzo del 4,25%. Il Ftse All Share guadagna il 3,94%.

Borsa, Piazza Affari recupera a +1,59%. Spread Btp-Bund, record a quota 461 punti

Dopo un esordio in terreno negativo, a metà mattinata Piazza Affari segna un + 1,59%, nell’attesa di conoscere lo svolgimento del G20 a Cannes e gli sviluppi, sempre piú incerti, del referendum e del governo greco.
Segno positivo anche per diverse borse europee.

Borse Europee: i mercati chiudono in netto recupero, Milano +2,31

Nel pomeriggio le Borse del Vecchio Continente hanno preso con decisione la via del rialzo: Milano chiude oltre il 2%.
Bene anche Francoforte, e Parigi.
A guidare i guadagni a Piazza Affari sono i titoli legati alle banche, quelli più penalizzati ieri, nel giorno del crollo.
Su Intesa e Sanpaolo si concentrano gran parte degli acquisti.

Chiusura in progresso per l’euro, sostenuto dalle ricoperture tecniche dopo il calo della vigilia e, anche se pochi si aspettano novità per i tassi Usa, dalla speculazione legata alla riunione del Fomc.
Nel finale l’euro è arrivato a quota 1,3809 contro il dollaro (era a 1,3651 ieri), dopo essersi mosso tra 1,3634 e 1,3829.